Katarte / Alberto Giacometti a Roma con le Sculture dell’anima

Tre uomini che camminano, II, 1949 (part.)

Alberto Giacometti a Roma con le Sculture dell’anima

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Galleria Borghese, Roma

dal 5 Febbraio al 15 Giugno 2014

40 opere raccontano la poetica di Alberto Giacometti, il maestro svizzero che dalla creta e dal gesso modella le sue figure allungate, assottigliate in se stesse; rappresentazioni visionarie di un realtà disarmonica, spesso schiacciata e sconcertante. Ogni lavoro propone un’estetica rivoluzionaria, dove le proporzioni sono fortemente sbilanciate e molto simboliche, perchè quello che interessa all’artista non è creare il dato reale, ma svelare il lato nascosto dell’uomo. La condizione dell’uomo contemporaneo è il chiodo fisso della sua ricerca, la sua interiorità sospesa violentata dal crollo dei valori positivisti.

Alberto Giacometti nacque nel Canton Grigioni (Svizzera) da Giovanni , un pittore post-impressionista svizzero, e da Annetta Stampa, svizzera di discendenza italiana. Iniziò a disegnare, a dipingere e a scolpire assai giovane. Nel 1919 frequentò la Scuola di arti e di mestieri di Ginevra, nel 1922, come studente di Emile -Antoine Bourdelle, entrò all’Académie de la Grande Chaumière a Parigi. Giacometti conobbe ben presto la modernità della scultura classica e influenze culturali diverse orientarono la sua attività in quel periodo, come testimoniano i suoi disegni, caratterizzati dalla scomposizione cubista.

Torso di donna, 1925
Torso di donna, 1925

Nel 1928 infatti Giacometti aderisce al surrealismo e al cubismo accostandosi e diventando amico di Arp, Mirò, Ernst e Picasso e di scrittori come Prévert, Aragon, Eluard, Bataille e Queneau. Nasce un forte sodalizio con Breton, per il quale scrive e disegna sulla rivista “Le surréalisme au Service de la Révolution”. In questo periodo, l’immaginazione e, spesso, l’inconscio, prevalgono sul lavoro mnemonico che conducono Giacometti alla creazione di sculture surrealiste e simboliche.

Composizione. Uomo e donna, 1927
Composizione. Uomo e donna, 1927

Torso di donna del 1925, questo busto femminile,  il corpo mutilato di braccia e gambe, è strettamente legato a tre degli aspetti essenziali dell’opera e del processo artistico di Alberto Giacometti : la risoluta intenzione di combattere il cliché della scultura classica , la sua inclinazione a rivedere criticamente le sue opere del passato, il ruolo svolto dalla sua musa ispiratrice, Isabel Delmer, artista inglese. Uomo e donna, intreccio di elementi, Sfera sospesa, una forma sferica oscillante che sfiora una mezza luna allungata dentro un’ingabbiatura di ferro, sono  tutte opere degli anni ’20 che delineano il suo stile creativo:  l’artista immette la insoluta questione dello spazio e del suo condizionamento, che da quel momento si focalizza come perpetua ricerca estetica di Giacometti.

Palla sospesa, 1930-31
Palla sospesa, 1930-31

Il ricorso alla Gabbia propone il concetto della costruzione scultorea aperta. Questa costruzione delicata suggerisce i misteri dell’animo, l’erotismo e la morte. Nelle sculture dei primi anni ’30 ricorrono svariati componenti che ne costituiscono l’angolazione interpretativa: riferimenti a intime parti anatomiche, posti in un rapporto contrappuntistico con le lineari geometrie entro cui sono inseriti. Gabbia, del 1931, Palazzo alle 4 del mattino, del 1932-33.

Nel 1933 Giacometti ha detto “quando creo, le mie sculture riproduco le immagini che sono già composte nella mia mente … senza smettere di chiedermi che cosa potrebbero significare”.  Fortemente influenzato dall’arte primitiva, tra cui la scultura africana, l’artista inizia a produrre opere astratte, Cucchiai femminili, La Donna che Cammina del 1936 dove Giacometti inizia una ricerca che lo porterà a concepire il movimento come un insieme di momenti di staticità sospesi nel vuoto; il vuoto esistenziale che ha segnato il secolo.

Uomo in piedi, 1929-1930, gesso dipinto
Uomo in piedi, 1929-1930, gesso dipinto.

Il suo interesse si sposta dal mito e dal sogno all’osservazione diretta della realtà, che si accompagna a una più consapevole preoccupazione per i materiali e le tecniche e implica una notevole trasformazione stilistica che lo conduce ad una sorta di naturismo schematico.

Dal 1947 riprende a dipingere e disegnare intensamente, continuando a lavorare dal vero. I temi preferiti, pochi e di continuo rivisitati, sono i familiari (la madre e il fratello Diego), gli oggetti che lo circondano, paesaggi visti e vissuti. Le figure sono rigidamente frontali con attorno il rito esistenziale di isolamento dallo spazio. È vicino alle problematiche esistenzialistiche; non a caso Jean-Paul Sartre è stato interprete attento della sua pittura, cogliendone  le attinenze all’impenetrabilità degli oggetti e agli abissi esistenti tra gli esseri umani.

Nella sua arte pittorica, lo strumento stilistico scelto per tradurre in immagini la realtà visibile, è un segno insistito e penetrante che si aggroviglia  e si dirada per esprimere il connubio tra gli oggetti e lo spazio intorno, mentre nella sua scultura magmi di varie materie informi si raggrumano innalzando forme essenziali intense e martoriate dalla loro stessa esplosiva forza. Bronzi, gessi, disegni realizzati da uno dei maggiori artisti del ‘900 dialogheranno nella splendida villa del principe Borghese con i marmi classici, con opere celeberrime quali la Paolina del Canova, il David o Apollo e Dafne del Bernini, fino alla scultura greco-romana e a quella egizia.  Le 40 opere esposte innescano dunque, nel contesto della Galleria, l’energia bruciante dell’arte di Giacometti, che indaga la profondità vitale dei soggetti, scavandone l’anima fino a ridurre all’osso la figura umana.

Tre uomini che camminano, II, 1949
Tre uomini che camminano, II, 1949

Nel 1962, a Giacometti è stato assegnato il premio per la scultura alla Biennale di Venezia , e il premio ha portato con sé la fama in tutto il mondo. Nei suoi ultimi anni le opere di Giacometti sono state esposte in una serie di grandi mostre in tutta Europa.

Il successo ottenuto non cambiò le sue abitudini e il suo modo di lavorare, anche se, inevitabilmente, provocò ulteriori, importanti inviti ad esporre. Dopo la parentesi provocata dalla scoperta del tumore all’intestino e la successiva operazione, Giacometti continuò la sua vita tra Parigi e la Svizzera con le abituali soste a Milano. In una delle ultime visite, volle assolutamente rivedere La Pietà Rondanini, ultima opera di Michelangelo, osservandola a lungo in silenzio.

A completare la mostra, anche un interessante settore di disegni e grafiche.

Alcune opere di Alberto Giacometti in ordine cronologico:

 

 

 

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