Katarte / Dynys – Lombardelli – Geografie

Chiara Dynys. Aurora 2. Melancholia, Museo MA*GA, Varese

Chiara Dynys. Aurora, 2019 Materiale resinato, laccatura lucida, plexiglas specchiante, video digitale.

Dynys – Lombardelli – Geografie

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MA*GA MUSEO, Gallarate, Varese

“Melancholia” Chiara Dynys

La parola Melancholia sintetizza una serie di molteplici questioni a cui la mostra fa riferimento: dal temperamento saturnino che, secondo la tradizione medievale, è sempre stato caratteristico dell’artista, ai molteplici riferimenti alla storia dell’arte e soprattutto a quella del cinema.

“L’amore per il cinema – afferma Chiara Dynys – mi accompagna da quando ero bambina, nutrito e incoraggiato da mia madre a cui dedico questo progetto. Tali suggestioni hanno contribuito a dare al mio lavoro un taglio ben definito sin dagli esordi in cui creavo forme geometriche, senza un centro individuabile, attraverso un uso trasgressivo e “cinematografico” dei materiali che, trasfigurati in qualcos’altro, esprimevano uno straniamento che nel tempo si è trasformato nella rappresentazione di un non luogo, abitato dallo spaesamento dei sogni e dallo sradicamento”.

Nella mostra la poetica dell’artista è disvelata attraverso le suggestioni che le giungono da alcuni registi centrali nella storia del cinema, da Roberto Rossellini a Lars Von Trier, da Jane Campion a Federico Fellini. La luce e lo spazio trasfigurano le narrazioni e le immagini in movimento e attraversano gli ambienti del percorso espositivo, appositamente pensato per il MA*GA.

Tra le opere esposte anche il suggestivo ciclo dei Kaleidos, forme riflettenti che modificano la percezione e ingannano la vista dello spettatore, come suggestioni racchiuse in un caleidoscopio.

“Ciò che permea il mio lavoro – continua Chiara Dynys – è un sentimento di non appartenenza, un vuoto da collocare altrove, nella sofferta cornice del non sentirsi mai nel proprio posto. Ecco perché la scelta di quattro registi che raccontano tale disagio declinato in mondi diversi: un contesto australiano senza spiritualità; un viaggio magnifico per l’Italia ma senza più amore; una stanza riempita dalla musica, che però sarà disintegrata; e infine un pianeta in cui tutto l’irrisolto non conta perché si attende la collisione fatale. Si tratta di realtà che rappresentano un ponte spazio-temporale tra quello che vivo quotidianamente e quello che è il mio lavoro di artista”.

 

“Untitled”, la personale di Michele Lombardelli

Partendo dalle opere pittoriche degli ultimi anni la mostra intreccia i diversi linguaggi sperimentati dall’artista, evidenziando come l’interesse, la ricerca e il pensiero laterale di Lombardelli si muovano contemporaneamente verso la pittura come segno, l’immagine fotografica come testo, il libro come oggetto d’indagine, e il suono come materia di esplorazione.

Al MA*GA si troverà una serie di dipinti recenti, fondati su rigorose variazioni cromatiche e geometriche che non escludono l’imprevisto e, al contempo, riformulano l’idea di astrazione, dissolvendo qualsiasi connessione referenziale con la rappresentabilità del reale.

Cuore della rassegna è la sezione dedicata alla produzione fotografica, alle serigrafie e alla manipolazione elettroacustica ed estetica del suono.
“I dipinti, le fotografie e i progetti sonori e musicali di Lombardelli – afferma Vittoria Broggini, curatrice della mostra – sono parti di una poetica che continuamente prende le distanze dall’idea di interpretabilità del segno per dare spazio, contemporaneamente, alla presenza muta e all’evidenza sonante del significante.

Una sorta di raffreddamento, di “distacco del gesto”, e di sottrazione semantica accomuna le immagini fotografiche, quelle pittoriche e le sonorità elettroacustiche; corpus di opere interdipendenti che agiscono come eventi formali e concettuali mai conchiusi e da cui emergono forze combinatorie, rispondenze, contrappunti e rimandi reciproci.

Ogni volta che il processo creativo si concretizza in una forma plastica, visiva o sonora, questa non è mai fissata in modo definitivo e diviene parte di un sistema aperto di correlazioni tra i percorsi indagati, i linguaggi sperimentati e i diversi esiti raggiunti”.

L’opera di Lombardelli estremamente libera nelle scelte dei mezzi espressivi (dipinto, fotografia, disegno, serigrafia, suono) e dei supporti (tela/tavola, carta, moquette, ceramica, vinile) è caratterizzata da una vocazione ambientale e da una qualità espansiva in cui scorre una costante e sottile tensione tra equilibrio e precarietà, disordine e controllo: elementi di una dialettica ancor più serrata quando l’artista performa il suono.

Incessante sperimentatore di diversi sistemi di generazione del suono, nella sperimentazione di Lombardelli s’incontrano riferimenti evidenti all’avanguardia elettronica, noise, ambient, glitch.

Biglietti:

da 7 €

Orari:

lunedi, venerdi: 10-18; sabato, domenica: 11-19

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