Katarte / L’inno alla vita nei Collages di Henry Matisse

Jazz, 1943

L’inno alla vita nei Collages di Henry Matisse

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Tate Modern, Londra

Fino al 7 settembre 2014

Nel 1941, all’artista francese Henri Matisse (1869 – 1954) fu diagnosticato un cancro, e subì una operazione rischiosa. Dopo l’intervento chirurgico fu costretto su una sedia a rotelle, e la sua salute cagionevole gli impedì di dipingere.

Lo spettro della morte all’orizzonte e la sua nuova condizione fisica piuttosto che affogarlo in una cupa depressione, non solo non ha frenato la sua straordinaria creatività, ma lo spinse nella direzione completamente opposta, tanto da incalzarlo a celebrare la vita in tutte le sue forme. Egli chiamò questa fase successiva, Une seconde vie , una seconda vita, in cui egli trovò una energia incontenibile.

Il cavallo, il cavaliere e il Clown, 1943 - 4. Maquette V del libro Jazz, 1947, Centre Pompidou-Katarte
Il cavallo, il cavaliere e il Clown, 1943 – 4. Maquette V del libro Jazz, 1947, Centre Pompidou

Tate Modern dedica ora ai collages di Matisse (Henri Matisse: The Cut-Outs) una grande mostra con 130 opere, organizzata in collaborazione con il Metropolitan Museum di New York dove si trasferirà poi in ottobre. “Questa è una di quelle mostre che capitano solo una volta nella vita” – ha detto Nicholas Serota, direttore della Tate che si è occupato in prima persona della retrospettiva –“Per molti sarà una delle mostre più avvincenti e suggestive che Tate abbia mai realizzato. Ci sono tutte le opere importanti”.

L’ordine cronologico della mostra dimostra come Matisse abbia iniziato intorno al 1937 con collages di piccole dimensioni utilizzati come aiuto per definire la composizione di un quadro, e abbia poi realizzato il loro potenziale perfezionando la tecnica e facendoli diventare opere d’arte a sé stanti. Più l’artista si avvicinava alla fine della sua vita, piú i collage aumentavano di dimensioni e si saturavano di colore.

La “Composizione con maschere”del 1953, ad esempio, un omaggio alle decorazioni islamiche dell’Alhambra, realizzato nell’ultimo anno della sua vita, misura 10mx3,5m. Limitato nel suo studio, Matisse vagava con la memoria, tornando a usare forme e colori dei luoghi che aveva visto decenni prima nei suoi viaggi in giro per il mondo. I ricordi di una vacanza a Tahiti del 1930, ad esempio, hanno ispirato la serie di collage Oceania con le immagini di pesci e di uccelli.

Grande Composizione con maschere, 1953, National Gallery of Art, Washington-Katarte
Grande Composizione con maschere, 1953, National Gallery of Art, Washington

Il trionfale inno alla vita: questo sono i collage di Henri Matisse, ritagliati e incollati dall’anziano artista usando le forbici invece del pennello. Con l’aiuto della sua assistente di origine russa Lydia Delectorskaya, su una scala enorme, Matisse ha utilizzato un piccolo paio di forbici per tagliare le forme a mano libera.

Ha salvato sia l’elemento tagliato e gli altri scarti di carta. A volte, ha usato stencil tagliati da sottili fogli di metallo, a mano. Come spiegò in una lettera al figlio, non potendo più uscire aveva deciso di “portare il giardino dentro casa”, trasformando i muri del suo studio di Vence, nel sud della Francia, in un tripudio di forme, colori, fiori e piante fino ad ottenere il bilanciamento desiderato del colore e della forma come la scala e l’intensità cromatica dei dipinti ; le forbici di Matisse erano precise come una penna.

Matisse: dipingere con le forbici

Una parte importante del fascino di questi lavori va ricercata nella loro semplicità quasi infantile, ed è in questa magia che Matisse celebra la gioia della creatività che si trova spesso nei bambini che dipingono e creano senza pregiudizi.

Non un abbandono della scultura e della pittura. ma come cita Matisse “dipingere con le forbici. Una sperimentazione che gli ha dato la possibilità di creare un ambiente artisticamente attraente e fresco.

Questo ritagliare che ha scatenato una raffica di creatività e inventiva  era forse una resistenza all’idea della morte? L’eccitazione dell’artista trae energia vitale da questi ritagli trasformandosi in una potenziale proliferazione, flusso ed espansione spaziale?

La Lumaca. 1953, Gouache tagliato e incollato su carta montata su tela, 1953 © Tate, Londra. 2014 © Successione H. Matisse
La Lumaca. 1953, Gouache tagliato e incollato su carta montata su tela, 1953 © Tate, Londra. 2014 © Successione H. Matisse

Nessun altro artista serio aveva preso i collages con così estrema semplicità. Deriso spesso dai critici di allora, l’artista ha ritenuto che questa nuova vita con i collages era un’espansione del suo spirito creativo. Jazz come “improvvisazione cromatica e ritmica”. Così ha interpretato il suo lavoro l’artista, come la musica jazz, un lavoro molto vivace, con un arrangiamento ritmico e l’improvvisazione inaspettata.

L’artista parigino  ha pubblicato la raccolta di opere denominata Jazz nel 1947. Il libro in edizione limitata (100 copie) contiene 20 tavole a colori dei suoi collages di carta tagliati, accompagnati con i suoi pensieri scritti. Era così affascinato dalla tecnica che progettò con i ritagli le vetrate della Chapelle du Rosaire a Vence.

Un progetto che richiese quasi quattro anni per essere completato, ed è stato un gesto di riconoscenza verso una donna che lo aveva guarito nel 1941, e che più tardi divenne monaca domenicana.

Matisse, il pittore astratto che quasi ha reinventato il colore in pittura, aveva trovato la libertà assoluta nella povertà dei ritagli. Una volta ha detto che solo le opere che ha creato dopo la sua malattia rappresentavano il suo “vero io: libero, liberato” e questa retrospettiva è un riflesso convincente delle le sue più esuberanti e vibranti opere.

Acanti, 1953, carbone, ritagli di carta dipinta a tempera su tela, cm. 311 x 350,5-Katarte
Acanti, 1953, carbone, ritagli di carta dipinta a tempera su tela, cm. 311 x 350,5-Katarte

Rari filmati dell’artista al lavoro sui collages rivelano la sua tecnica: era sempre e solo lui sulla sedia a rotelle a usare le forbici creando le forme che voleva con grande rapidità, destrezza e precisione, sempre lui a scegliere i colori da usare, mentre le sue assistenti appuntavano e poi incollavano le maquette di carta sui grandi fogli attaccati ai muri dello studio.

Per spiegare il suo dinamismo e la sua vitalitá Matisse disse che un vero artista “non dovrebbe essere mai prigioniero di se stesso, della sua reputazione, del suo stile o del suo successo”.

Sophie Matisse, pronipote dell’artista, presente all’inaugurazione, ha detto che la famiglia è felice di questa mostra: “È incredibilmente commovente vedere tutte queste opere riunite per la prima volta e rivedere i filmati del mio bisnonno al lavoro. Era anziano e sapeva che sarebbe morto presto, ma le sue opere non hanno nulla di vecchio, sono giovani e piene di vita”.

Matisse nel suo studio mentre lavora ai collages

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